Addio a Ernesto Gagliano

Era di stoffa biellese (orginario di Cossila), Ernesto Gagliano, scomparso alla soglia dei novant’anni che avrebbe compiuto il 23 marzo. A Torino si era laureato con Nicola Abbagnano, quindi approdando, dopo il passo d’avvio al «Popolo Nuovo», alla «Stampa», timoniere Giulio De Benedetti, di cui ricordava e testimoniava la lezione: «Le notizie occorre darle tutte, quando è il caso con la camomilla».

Un giornalista culturale, Ernesto Gagliano. Devoto ai «fatti» (una vocazione affinata come capocronista di «Stampa Sera»), scrutati, «letti», interpretati al lume di una sicura cultura. Naturale fu il suo approdo a «Tuttolibri», a lungo curandovi la pagina d’arte, nonché oscillando fra recensioni e interviste, su tutte quella a Nabokov, il suo vanto.

Di spigolosa gentilezza, ostinatamente fedele alla parola, tenendo in gran dispitto gli slogan, custode trepido degli affetti famigliari (la moglie Marisa, il figlio Paolo), Ernesto Gagliano ha attraversato i giorni toccatigli in sorte nel solco, in particolare, di Montaigne, la sua bussola. Il Signore dei Saggi lo avrà sicuramente «consolato» verso l’addio: «Perché temi il tuo ultimo giorno? Esso non contribuisce alla tua morte più di ciascun altro».

(Bruno Quaranta)